martedì 30 marzo 2010

Gli Stati Uniti prima di Pearl Harbor

Nel settembre del 1939, allo scoppio del secondo conflitto mondiale, l’opinione pubblica americana, nonostante simpatizzasse, per la maggior parte, per lo schieramento alleato, era fermamente contraria a entrare in guerra contro la Germania.
Anche il presidente Franklin Delano Roosevelt in un discorso del settembre 1939 affermò: “Questo paese resterà un paese neutrale, ma io non posso chiedere che anche ogni americano resti neutrale in cuor suo. Anche un neutrale ha diritto a tener conto dei fatti. Anche a un neutrale non si può chiedere di chiudere gli occhi di fronte alla realtà o di far tacere la propria coscienza”.
Anche dopo la vittoria nazista su Danimarca e Norvegia, da un sondaggio risultò che più della metà degli americani era contraria all’idea di dare un aiuto anche soltanto economico agli Stati invasi.
Nel 1940 Roosevelt cercò anche di convincere, in tutti i modi, Mussolini a non entrare nel conflitto ma i suoi appelli rimasero vani; respinse anche le continue richieste francesi e inglesi di schierarsi al loro fianco con il motivo che un abbandono della neutralità statunitense non si poteva verificare.
Con le continue sconfitte che i tedeschi inflissero agli Alleati nella prima metà del 1940, però, gli americani si resero conto del fatto che tra loro e la Germania ormai era rimasto solo l’Atlantico; la popolarità di Roosevelt aumentò in maniera decisa. Dalla sconfitta della Francia in poi gli Usa s’impegnarono maggiormente ad appoggiare la Gran Bretagna; per contrastare l’avanzata delle truppe di Hitler e, allo stesso tempo, non andare contro l’opinione prevalente nella popolazione, Roosevelt impostò una politica di aiuti economici e militari (diede in prestito agli inglesi una cinquantina di cacciatorpediniere). Chiese, inoltre, al Congresso di aumentare i fondi per l’esercito, la marina e l’aeronautica e, entro l’ottobre del 1940, gli stanziamenti per la difesa salirono a più di diciassette miliardi di dollari.
Roosevelt, che era del partito democratico, decise di ricandidarsi per un terzo mandato presidenziale e il suo avversario fu il repubblicano Wendell Wilkie, anche lui contrario alla politica isolazionista. Con qualsiasi risultato elettorale, quindi, l’appoggio americano alla Gran Bretagna non sarebbe venuto a mancare. Per avere il sostegno di entrambi i partiti alla sua politica estera, Roosevelt, il 19 giugno, nominò i repubblicani Stimson e Knox agli importantissimi ministeri della guerra e della marina. Essi erano schierati in modo netto per l’aiuto agli Alleati e riuscirono quasi subito a convincere il presidente a introdurre la coscrizione anche in tempo di pace.
Nel novembre del 1940 Roosevelt vinse le elezioni in modo schiacciante ma, per ottenere questo risultato, si mantenne fedele a un preciso programma di neutralità tenendo gli Usa fuori dal conflitto. Nonostante questo, Stimson e Knox rimasero convinti che solamente un forte aumento di aiuti avrebbe potuto salvare la Gran Bretagna; in particolare bisognava fornirle tutto quello di cui necessitava senza preoccuparsi dei pagamenti e le navi da guerra avrebbero dovuto scortare i convogli con i rifornimenti.
Alla fine fu preparata la legge “Affitti e Prestiti” che, con il prestito di materiale bellico statunitense agli Alleati, avrebbe contribuito a dare filo da torcere ai tedeschi senza, nel frattempo, venir meno alle leggi sulla neutralità. Per far approvare la legge al Congresso, però, dovettero passare due mesi dato che essa incontrò la forte opposizione degli isolazionisti.
Con l’entrata in vigore della legge gli americani sequestrarono le navi tedesche e italiane presenti nei loro porti (facendole diventare, invece, mercantili per rifornire gli inglesi), portarono il limite delle acque territoriali (in cui le unità dell’Asse non potevano entrare) fino a comprendere l’intera Groenlandia ed iniziarono a occuparsi delle forniture destinate alle truppe britanniche che si trovavano sul fronte africano.
Sulla scorta ai convogli Roosevelt, però, andava molto cauto perché doveva fare i conti con buona parte dell’opinione pubblica che era contraria al fatto dell’utilizzo di navi da guerra statunitensi. Nemmeno quando fu silurato il mercantile americano “Robin Moor” Roosevelt reagì.
La politica estera di Roosevelt divenne più aggressiva nel luglio 1941 quando gli americani iniziarono i preparativi per l’occupazione dell’Islanda, consentendo così agli inglesi di spostare le loro truppe qui presenti su altri fronti. Quest’atto fece infuriare il comandante della Marina tedesca, l’ammiraglio Raeder, che chiese a Hitler l’autorizzazione ad attaccare tutte le navi da trasporto statunitensi. Il Fuhrer, però, che non voleva entrare in conflitto con gli Usa, si rifiutò.
Roosevelt organizzò anche la protezione dei convogli mercantili fino all’Islanda; Hitler ordinò alle sue navi di difendersi e di non iniziare a sparare per prime.
Intanto, in Asia, la tensione tra Stati Uniti e Giappone si faceva sempre maggiore.

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