martedì 30 marzo 2010

L'invasione di Creta (Operazione “Merkur”)

Per i tedeschi la vittoria nella Campagna di Grecia non significava avere il controllo anche del Mediterraneo; per raggiungere quest’obiettivo venne elaborato un piano per invadere la strategica isola di Creta. Da essa e dai suoi campi di aviazione, infatti, gli inglesi potevano minacciare i giacimenti petroliferi della Romania tanto importanti per i tedeschi; inoltre, il possesso nazista dell’isola avrebbe minacciato il traffico marittimo britannico attraverso il Mediterraneo e verso il porto di Alessandria.
Il piano d’invasione prese il nome di “Operazione Mercurio” e prevedeva l’occupazione dell’isola tramite il lancio di truppe aviotrasportate; all’operazione furono distaccati l’intero XI Corpo Aereo (composto dai 22.000 uomini della 7° Divisione al comando di Kurt Student) e la 5° Divisione da montagna sotto la guida di Julius Ringel. Quest’ultima doveva essere trasportata con un convoglio di varie imbarcazioni che avrebbero portato a terra anche l’armamento pesante.
Le forze alleate a Creta, dal 30 aprile sotto il comando del maggior generale neozelandese Bernard Freyberg, schieravano 43.000 uomini di cui 9.000 britannici, 9.000 greci e 25.000 tra australiani e neozelandesi.
Il piano prevedeva di assumere il controllo degli aeroporti di Maleme e La Canea (vicino al porto di Suda) per poter far arrivare gli Junkers 52 contenenti le truppe destinate alla conquista di Retimo e di Candia.

LA BATTAGLIA

Il 20 maggio 1941, dopo un intenso bombardamento sulle coste settentrionali effettuato dalla Luftwaffe, la prima ondata di paracadutisti decollò dai campi di aviazione greci; essi, però, si trovarono bersaglio delle forze alleate e molti caddero già nella fase di discesa.
Il primo tentativo di conquistare l’aeroporto di Maleme fallì; dopo una discussione al comando tedesco di Atene sul fatto di continuare l’operazione oppure sospenderla, alla fine Student decise di proseguire con gli assalti. Dopo sette ore di aspri combattimenti in cui i soldati neozelandesi opposero un’accanita resistenza, la mattina del 21 maggio l’aeroporto era in mano tedesca e gli Junkers 52 poterono far giungere i rinforzi con buona continuità.
Se a Maleme gli invasori riuscirono nel loro intento, negli altri settori incontrarono, invece, grosse difficoltà; le truppe destinate ad assumere il controllo di Canea e della Baia di Suda subirono forti perdite e identica sorte toccò anche ai paracadutisti che avevano, come obiettivo, Retimo. In quest’ultimo settore, però, il 26 maggio i tedeschi conquistarono quota 296, una collina che dominava l’aeroporto e che rese più facile entrarne in possesso.
Nel frattempo Freyberg, costatato che ormai i nazisti avevano occupato molti punti strategici e che era sempre più difficile ricevere rinforzi e rifornimenti, diede l’ordine ai suoi uomini di ritirarsi su Sfakia, dove sarebbero stati evacuati via mare.
Il primo giugno il Ministero della Guerra britannico comunicò la perdita di Creta e la Royal Navy riuscì a portare in salvo, in Egitto, 16.500 uomini mentre, tra morti, feriti e prigionieri, ne rimasero sull’isola 23.000.
Le perdite tedesche ammontarono a 6.000 uomini. Hitler fu molto impressionato dal numero di vittime riportato dalle truppe aviotrasportate; da allora i paracadutisti non compirono più assalti dal cielo ma vennero utilizzati come reparti di fanteria dando prova di notevole qualità. Fu anche per questo motivo che decise di sospendere i piani d’invasione di Malta, il cui possesso avrebbe significato, per l’Asse, il dominio del Mediterraneo e, molto probabilmente, la conquista dell’Egitto e del Canale di Suez, cambiando così radicalmente le sorti della guerra.

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