mercoledì 7 aprile 2010

La campagna in Africa Settentrionale (1942)

BATTAGLIA DI BIR HAKEIM (27 MAGGIO – 11 GIUGNO 1942) E CADUTA DI TOBRUCH

Nella prima metà del 1942 entrambe le parti cercarono di riorganizzarsi mediante l’arrivo di nuovi rifornimenti.
La “tregua” durò fino alla fine di maggio. Tra il 27 e il 28 Rommel mosse all’offensiva con lo scopo di dirigersi verso Tobruch aggirando le difese inglesi di Ain el Gazala; le sue divisioni si diressero rapidamente verso nord-est per scontrarsi con l'Ottava Armata mentre, a sud, forze della Francia libera, che dovevano difendere il caposaldo di Bir Hacheim, riuscirono a resistere al’offensiva tedesca. Rommel, nonostante avesse problemi per i rifornimenti e per i bombardamenti della RAF, riuscì a spostare in quest’ultimo settore la 90a divisione leggera costringendo i francesi all’abbandono e sbloccando cosi le linee dei suoi approvvigionamenti.
Gli Inglesi si ritirarono verso Tobruch e la frontiera con l’Egitto; Rommel non fermò la sua offensiva e decise di iniziare subito l’assalto alla piazzaforte nemica. Il 20 giugno, dopo un violento attacco condotto dagli “Stuka”, gli italo-tedeschi attaccarono da sud-est; le forze corazzate dilagarono dopo essere passate attraverso i varchi aperti dai guastatori. Il giorno dopo la guarnigione si arrese consegnando nelle mani nemiche grandi quantità di automezzi, carburante e materiali.
A questo punto Rommel avrebbe dovuto fermare la sua avanzata per consentire alle forze italo-tedesche di occupare l’isola di Malta; questa invasione (denominata operazione “C3”) avrebbe consentito ai Paesi dell’Asse di assumere il controllo del Mediterraneo e di far affluire con regolarità rinforzi e rifornimenti alle truppe presenti sul fronte nordafricano.
Rommel però, che era convinto di essere vicino alla distruzione dell’Ottava Armata inglese visto il gran quantitativo di materiale di cui si era impossessato a Tobruch, cercò di convincere Hitler per avere l’autorizzazione a proseguire l’inseguimento dei britannici.
Il permesso gli fu concesso e lo sbarco a Malta venne definitivamente annullato, errore che si rivelerà determinante nella prosecuzione del conflitto.
Le truppe italo-tedesche passarono il confine egiziano il 23 giugno 1942 e attaccarono, conquistandolo (nonostante gli Inglesi avessero un numero di uomini superiore), il campo trincerato di Marsa Matruh.
L’ultimo ostacolo che si frapponeva a Rommel prima di giungere ad Alessandria era la posizione difensiva di EI Alamein. Consisteva in una stretta striscia di terra compresa tra il mare (a nord) e la depressione di Bab el Qattara (a sud); questa zona era stata ulteriormente rafforzata alla difensiva mediante la costruzione di fortificazioni e campi minati.
Rommel vi giunse il 30 giugno ma consentì alle sue truppe di riorganizzarsi e riposarsi dopo il lungo inseguimento in cui erano state impegnate.

PRIMA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN (1 LUGLIO – 31 LUGLIO 1942)

Il primo luglio gli italo-tedeschi attaccarono ma le forze Alleate resistettero; il giorno dopo Rommel decise di concentrare l’offensiva nel settore nord mentre Auchinleck ordinò contrattacchi al centro e a sud.
Il 10 luglio i britannici passarono all’offensiva a Tel el Eisa, nel settore nord, e, il giorno 14, sul crinale di Ruweisat, al centro; entrambi gli attacchi fallirono e causarono la perdita di 700 uomini.
Un nuovo tentativo fatto a Miteiriya il 27 luglio fu anch’esso disastroso.
Alla fine del mese Auchinleck decise la fine degli attacchi per rinforzare, invece, le proprie difese in vista di un attacco tedesco che pensava fosse ormai imminente.
La battaglia finì senza vincitori né vinti ma l’avanzata di Rommel fu arrestata.
Le sconfitte riportate dall’esercito britannico contro le truppe dell’Asse costarono il posto ad Auchinleck; il 15 agosto 1942, infatti, Winston Churchill lo sostituì con il generale Harold Alexander mentre, a capo dell’Ottava Armata, venne nominato il generale Bernard Law Montgomery.

BATTAGLIA DI ALAM HALFA (30 AGOSTO – 5 SETTEMBRE 1942)

Il 30 agosto Rommel, fiducioso sull’arrivo di nuovi rifornimenti, lanciò un attacco con lo scopo di aggirare da sud le linee fortificate britanniche.
Il nuovo comandante in capo per il Medio Oriente, generale Harold Alexander, però, era già a conoscenza del piano dato che, grazie alle intercettazioni di "Ultra", gli Inglesi riuscivano a decifrare i messaggi cifrati nemici.
Sfruttando questo enorme vantaggio, il nuovo comandante dell'Ottava Armata, generale Bernard Law Montgomery, aspettò al varco gli italo-tedeschi schierando un gran numero di carri armati e artiglieria lungo il versante di Alam Halfa. Quando le truppe di Rommel iniziarono ad avanzare subirono ben presto un intenso martellamento da parte dell’artiglieria, dei carri e dell’aviazione britannica; nonostante questo continuarono ad attaccare ma vennero decimate subendo pesantissime perdite.
Ala fine, il 3 settembre Rommel, in cattive condizioni di salute, ritirò le sue truppe sulle posizioni di partenza e, venti giorni dopo partì, per un periodo di convalescenza in Germania.

SECONDA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN (23 OTTOBRE – 3 NOVEMBRE 1942)

Nei mesi di settembre e ottobre 1942 entrambi gli schieramenti cercarono di consolidarsi e di rafforzarsi; prima della seconda battaglia di El Alamein Rommel disponeva di 80.000 uomini (schierati lungo due linee denominate dagli Alleati “Oxalic” e “Pierson” e precedute da mezzo milione di mine, la maggior parte anticarro), 200 carri e 345 aerei; i britannici, invece, potevano contare su 230.000 uomini, circa 1.000 carri (tra cui i recenti carri “Sherman” americani) e 1.000 aerei.
Il piano dell’offensiva di Montgomery era di aprire due “corridoi” attraverso i campi minati con lo scopo di farvi transitare i propri mezzi corazzati e poter quindi affrontare e distruggere i Panzer tedeschi. I carri inglesi avrebbero anche protetto l’avanzata della fanteria.
Montgomery prevedeva di fare un finto attacco a sud per effettuare poi la vera offensiva in forze a nord. Per trarre in inganno i suoi avversari ideò un piano di inganni per non rivelare al nemico le sue vere intenzioni; a sud fece posizionare dei finti carri armati costruiti con sagome di compensato attaccate a delle jeep mentre, a nord, i veri carri e cannoni furono camuffati come camion da trasporto e mimetizzati con sovrastrutture sempre di compensato.
Alle ore 21.40 del 23 ottobre 1942, mentre Rommel si trovava ancora convalescente in Germania, Montgomery iniziò l’'offensiva con il fuoco di tutti i cannoni di cui disponeva; venti minuti dopo entrarono in azione le fanterie con l’appoggio dei corazzati.
Il primo giorno gli Alleati si fermarono a tre chilometri dalla Linea Pierson, mentre, a sud, arrivarono fino alla Cresta di Miteiriya.
Rommel tornò precipitosamente in Africa e trovo i suoi uomini con il morale alto ma che faticavano a mantenere le loro posizioni dato che non potevano contare su rifornimenti sufficienti per il prosieguo della battaglia.
Montgomery era al corrente che Rommel era in difficoltà con il carburante e i rifornimenti e, forte della propria superiorità numerica, decise di ingaggiare uno scontro basato sul logoramento. Dopo cinque giorni di combattimento le truppe Alleate non avevano ancora sfondato le linee avversarie ma Montgomery non mutò strategia ben sapendo che le forze italo-tedesche erano ormai allo stremo.
Un nuovo attacco degli Alleati iniziò il 2 novembre 1942 e si svolse lungo la costa; il giorno dopo Rommel si trovò con solamente 35 carri armati operativi. Durante questa offensiva i soldati italiani combatterono con valore, specialmente la Divisione corazzata “Ariete” e i paracadutisti della “Folgore”.
Rommel chiese più volte al Fuhrer il permesso di ritirarsi ma quest’ultimo si rifiutò sempre decisamente di accordarglielo; Hitler, addirittura, voleva che si tenessero le posizioni fino all’ultimo uomo e diede il famoso ordine "ai vostri uomini non potete indicare altra strada che la vittoria o la morte".
Il 4 novembre gli Inglesi avevano ormai aperto una breccia di venti chilometri e Rommel, ignorando gli ordini di Hitler, alla fine diede l’ordine di ritirarsi a causa della rottura del fronte nord. Vennero perse le fanterie italiane che, a sud, si sacrificarono per bloccare gli attacchi britannici provenienti da quella direzione.
La battaglia di El Alamein causò la morte di 13.500 soldati Alleati, 17.000 italiani e 9.000 tedeschi e pose fine alla minaccia di conquista del fondamentale canale di Suez da parte dell’Asse.

OPERAZIONE “TORCH”

Insieme alla vittoria alleata di El Alamein, l'Operazione “Torch”, segnò la fine della Campagna delle forze dell'Asse in Nord Africa.
Di una possibile apertura di un nuovo fronte nell’Africa nord-occidentale il presidente americano Roosevelt e il premier inglese Churchill ne avevano parlato, inizialmente, nel giugno 1942 a Washington. Uno sbarco su questo fronte avrebbe consentito di accerchiare le truppe italo-tedesche di Rommel e, successivamente, di assicurarsi un buon “trampolino” per invadere l’Italia.
L’accordo definitivo i due venne siglato il 25 luglio 1942 con la piena approvazione di Stalin. L’operazione venne denominata in codice “Torch” (Torchio) ed è affidata a Dwight Eisenhower.
Per poter prendere alle spalle le forze italo-tedesche presenti sul fronte nordafricano gli Alleati dovevano obbligatoriamente passare per i territori coloniali della Francia, che, però, in quel momento, si trovava sotto il controllo del governo filotedesco del maresciallo Pétain.
Gli Alleati vennero a sapere che, in quel periodo, si trovava ad Algeri François Darlan, il comandante in capo delle forze francesi. Dopo alcune trattative, quest’ultimo ordinò ai suoi soldati di non opporre resistenza ma la sua decisione fu subito bloccata da Pétain. Darlan, venuto a sapere dell’invasione tedesca della Francia Libera di Vichy, si dichiarò ancora disponibile a collaborare con gli americani, siglando il 13 novembre un accordo con Eisenhower; questo accordo prevedeva la non opposizione allo sbarco in cambio di rimanere sotto l’amministrazione francese.
Le truppe alleate sbarcarono nella notte tra il 7 e l’8 novembre in tre diversi punti dell’Africa settentrionale francese; a Casablanca presero terra, trasportati da 102 mezzi navali, 24.500 soldati americani al comando del generale di divisione George Patton; a Orano scesero altri 18.500 americani (scortati da una forza navale inglese) sotto la guida del generale di divisione Fredendall e scortati da una forza navale inglese; ad Algeri sbarcarono 18.000 uomini inglesi e statunitensi comandati dal generale di divisione americano Ryder.
Quando Rommel venne a conoscenza dello sbarco Alleato in Marocco e Algeria capì di essere ormai accerchiato e che la Campagna d’Africa era irrimediabilmente persa. Decise di difendere la Tunisia francese, e, a tale scopo, si ritirò fino alla linea del Mareth, una linea difensiva costruita dai francesi tra il 1936 e il 1940 praticamente al confine tra Tunisia e Libia.
Il primo obiettivo delle truppe appena sbarcate era di conquistare i punti strategici di Tunisi e Biserta, molto importanti con i loro porti. Questi soldati, però, ancora inesperti, furono subito sconfitte dai rinforzi che, nel frattempo, i tedeschi avevano fatto affluire in Tunisia, rinforzi composti dalla V Armata corazzata al comando del feldmaresciallo Von Arnim che comprendeva 65.000 uomini, carri Panzer IV e i nuovi modello “Tigre”.
La cosiddetta “corsa verso Tunisi“ fu vinta dai nazisti e, per il momento, il piano alleato di intrappolare Rommel tra gli americani a ovest e gli inglesi ad est, fallì decisamente.

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