I documenti

DICHIARAZIONE DI GUERRA TEDESCA AGLI STATI UNITI (11 Dicembre 1941)
Fonte del documento originale:
Department of State Bulletin, December 13, 1941.
Washington, DC : Government Printing Office, 1941
Testo della nota consegnata all'Incaricato d'Affari Americano a Berlino alle 9:30 dell' 11 Dicembre 1941. Contemporaneamente i rappresentanti del Governo Tedesco (l'Incaricato d'Affari Dr. Hans Thomsen e il Primo Segretario dell'Ambasciata Tedesca a Washington, Sig. von Strempel) consegnarono copia del documento nelle mani di Mr. Ray Atherton, Capo della Divisione Europea del Dipartimento di Stato Americano


Sig. Incaricato d'Affari,
Il Governo degli Stati Uniti, avendo violato in modo evidente tutte le norme di neutralità a favore dei nemici della Germania ed essendosi reso colpevole di gravi provocazioni nei confronti della stessa Germania dal momento in cui è scoppiata la Guerra in Europa a causa della dichiarazione di guerra Britannica del 3 Settembre 1939, ha di fatto compiuto atti di aggressione militare.
L' 11 Settembre 1941, il Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato pubblicamente di aver ordinato alla Marina Militare e alle Forze Armate Aeree Americane di sparare a vista su ogni nave da guerra tedesca. Durante il suo discorso del 27 Ottobre 1941, ha espressamente riaffermato la validità di tale ordine. In conseguenza di ciò, a partire dai primi giorni dello scorso Settembre, la Marina Americana ha sistematicamente attaccato le forze navali Tedesche. I cacciatorpediniere Americani come il Greer, il Kearney e il Reuben James, hanno aperto il fuoco contro sommergibili Tedeschi.
Inoltre, le forze navali degli Stati Uniti per ordine del proprio Governo e contravvenendo alle leggi internazionali, hanno sequestrato mercantili Tedeschi in alto mare, considerandoli navi nemiche.
Il Governo Tedesco ribadisce pertanto i seguenti incontrovertibili fatti:

Sebbene la Germania durante questa guerra abbia meticolosamente rispettato le norme stabilite dalle leggi internazionali nelle proprie relazioni con gli Stati Uniti, il Governo Americano dopo aver inizialmente violato il principio di neutralità, ha successivamente compiuto atti di guerra contro la Germania. Il Governo degli Stati Uniti ha in tal modo virtualmente creato uno stato di guerra tra i due Paesi.
Il Governo Tedesco ha conseguentemente deciso di interrompere le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti d'America e dichiara che date le attuali circostanze determinate dal Presidente Roosevelt, anche la Germania a partire da oggi si considera in stato di guerra con gli Stati Uniti.
Voglia accettare, Sig. Incaricato d'Affari, le espressioni della mia più alta considerazione,
Joachim von RIBBENTROP

DISCORSO DELL'INFAMIA DI ROOSEVELT
Franklin Delano Roosevelt
CASA BIANCA
8 Dicembre 1941


Ieri,7 Dicembre 1941,una data segnata dall'infamia,gli Stati Uniti d'America sono stati improvvisamente ed intenzionalmente attaccati dalle forze aeree e navali dell'Impero del Giappone.
Gli Stati Unitiverano in pace con questo paese,e su richiesta del Giappone,erano ancora in contatto con il suo Governo e il suo Imperatore nel tentativo di mantenere la pace nel Pacifico.In realtà,un'ora dopo che le squadriglie aeree giapponesi avevano iniziato il bombardamento a Oahu,l'Ambasciatore giapponese negli Stati Uniti e il suo collega hanno consegnato al Segratario di Stato una risposta formale al recente messaggio americano.
Sebbene questa risposta affermava che sembrava inutile proseguire i negoziati diplomatici in corso,non conteneva alcuna minaccia o accenno di guerra o di attacco armato. Tenuto conto della distanza delle Hawaii dal Giappone risulta evidente che l'attacco è stato intenzionakmente pianificato con molti giorni se non addirittura settimane di anticipo.
Nel frattempo,il Governo Giapponese ha intenzionalmente cercato di ingannare gli Stati Uniti facendo dichiarazioni false ed esprimendosi al favore del proseguimento della pace. L'attacco di ieri alle Isole Hawaii ha arrecato un grave danno alle forze militari e navali americane.Un numero ingente di vite americane sono state perse.
E' stato inoltre comunicato che le navi americane sono state attaccate con siluri in alto mare tra San Francisco e Honolulu .
Ieri il governo Giapponese ha attacato anche Malaya.
Ieri notte le forze giapponesi hanno attaccato Hong Kong.
Ieri notte le forze giapponesi hanno attaccato Guam.
Ieri notte le forze giapponesi hanno attaccato le Filippine.
Ieri notte le forze giapponesi hanno attaccato l'Isola di Wake.
Questa mattina i giapponesi hanno attaccato l'Isola di Midway.
Pertanto,il Giappone ha intrapreso un'offensiva a sorpresa estesa a tutta l'area del Pacifico.
Gli accadimenti di ieri parlano da soli.Il popolo degli Stati Uniti si è già fatto un'idea ed è ben conscio delle implicazioni per la stessa vita e la salvezza della nostra nazione.
In qualità di Comandante in Capo dell'Esercito e della Marina, ho dato disposizioni affinchè venissero adottate tutte le misure per le nostra difesa.
Rimarrà per sempre nelle nostre menti l'attacco furioso nei nostri confronti. Non importa quanto tempo occorrerà per riprenderci da questa invasione premeditata, il popolo americano con tutta la sua forza riuscirà ad assicurarsi una vittoria schiacciante.
Ritengo di farmi interprete della volontà del Congresso e del popolo quando affermo che non solo ci difenderemo fino all'ultimo ma faremo quanto necessario per essere sicuri che questa forma di tradimento non ci metta mai più in pericolo. Le ostilità esistono.Siamo coscienti del fatto che il nostro popolo,il nostro territorio i nostri interessi siano in serio pericolo.
Accordando fiducia alle nostre forze armate,e con la sconfinata determinazione del nostro popolo,raggiungeremo l'inevitabile vittoria,in nome di Dio. Chiedo che il Congresso dichiari lo stato di guerra tra gli Stati Uniti e l'Impero giapponese,a seguito dell'attacco non provocato e cotardo del Giappone di Domenica 7 Dicembre 1941.

IL PROCLAMA DI JOANNIS METAXAS AL POPOLO GRECO
(28 OTTOBRE 1940)


E’ giunta l’ora di combattere per la libertà della Grecia, la sua integrità e il suo onore. Benché noi abbiamo mantenuto la più rigorosa neutralità, eguale per tutti, l’Italia, che non ci riconosce il diritto di vivere come Greci liberi, mi ha chiesto alle tre di stamane la consegna delle zone del territorio nazionale, scelte secondo la volontà dell’Italia stessa, e mi ha annunciato che alle 6 del mattino sarebbe cominciato il movimento delle sue truppe per l’occupazione di queste zone.
Ho risposto all’ambasciatore italiano che ritenevo questa richiesta in se stessa, e il modo in cui veniva attuata, una dichiarazione di guerra dell’Italia contro la Grecia.
Ora mostreremo se davvero siamo degni dei nostri antichi e della libertà che ci hanno assicurata i nostri avi. Il paese insorga unanime. Lottate per la patria, per le vostre donne e i vostri bimbi, per le nostre sacre istituzioni.
Ora, al di sopra di tutto, la lotta.

DICHIARAZIONE DI GUERRA ITALIANA
Roma, Palazzo Venezia, 10 Giugno 1940, ore 18.00

Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del regno d'Albania! Ascoltate!
Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria.
L'ora delle decisioni irrevocabili.
La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia.
Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano.
Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste frasi: promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell'edificio, l'ignobile assedio societario di cinquantadue stati.
La nostra coscienza è assolutamente tranquilla.
Con voi il mondo intero è testimone che l'Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l'Europa; ma tutto fu vano.
Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l'eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che le hanno accettate; bastava non respingere la proposta che il Fuhrer fece il 6 ottobre dell'anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia.
Oramai tutto ciò appartiene al passato.
Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra, gli è che l'onore, gli interessi, l'avvenire fermamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia.
Noi impugniamo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime; noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di quarantacinque milioni di anime non è veramente libero se non ha libero l'accesso all'Oceano.
Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione; è la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro della terra; è la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto, è la lotta tra due secoli e due idee.
Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che l'Italia non intende trascinare altri popoli nel conflitto con essa confinanti per mare o per terra. Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende da loro, soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate.
Italiani!
In una memorabile adunata, quella di Berlino, io dissi che, secondo le leggi della morale fascista, quando si ha un amico si marcia con lui sino in fondo. Questo abbiamo fatto e faremo con la Germania, col suo popolo, con le sue meravigliose Forze armate.
In questa vigilia di un evento di una portata secolare, rivolgiamo il nostro pensiero alla Maestà del re imperatore, che, come sempre, ha interpretato l'anima della patria. E salutiamo alla voce il Fuhrer, il capo della grande Germania alleata.
L'Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai. La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: vincere!
E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo.
Popolo italiano!
Corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!

DISCORSO RADIOFONICO DI CHAMBERLAIN AL POPOLO BRITANNICO(3 Settembre 1939)
Fonte del documento:
THE BRITISH WAR BLUEBOOK
Reso pubblico dal Governo Britannico nel 1997

Vi parlo dal mio ufficio al No. 10 di Downing Street.
Questa mattina l’Ambasciatore britannico a Berlino ha consegnato al Governo tedesco una nota nella quale si ribadiva che se entro le ore 11:00 di oggi non fosse stato ufficialmente comunicato al Governo di Sua Maestà che la Germania avrebbe ritirato immediatamente le sue truppe dalla Polonia, noi avremmo dichiarato lo stato di guerra tra i nostri due Paesi. Non avendo ricevuto alcuna risposta, devo informarvi che il nostro Paese è in guerra con la Germania.
Potete immaginare quanta amarezza io provi nel constatare che tutti gli sforzi compiuti per mantenere la pace siano falliti. Non credo che fosse possibile fare niente di più o di diverso da ciò che è stato fatto.
Fino all’ultimo istante sarebbe stato possibile trovare una soluzione onorevole sia per la Germania che per la Polonia, ma Hitler non ha voluto. Egli aveva evidentemente in mente di attaccare la Polonia comunque, nonostante ora affermi di aver avanzato delle proposte ragionevoli che sono state rifiutate dai Polacchi. La sua è un’affermazione non veritiera.
Quelle proposte non sono mai state presentate né ai Polacchi né a noi e sebbene siano state annunciate dalla radio Tedesca solo Giovedì notte, Hitler non ha aspettato di conoscere il nostro parere in merito, ma ha ordinate alle sue truppe di violare la frontiera Polacca. Il comportamento di quest’uomo dimostra inequivocabilmente che non vi era alcuna possibilità che rinunciasse all’uso della forza per ottenere il suo scopo.
Può essere fermato solo ricorrendo ai suoi stessi mezzi e cioè con la forza!
Noi e la Francia, adempiremo all'impegno di difendere la Polonia che sta coraggiosamente resistendo a questo perfido e non provocato attacco contro il suo popolo. Noi abbiamo la coscienza pulita. Abbiamo fatto tutto ciò che ogni Paese tenterebbe di fare per mantenere la pace, ma la situazione nella quale ogni parola data dai governanti Tedeschi risulta inaffidabile e nessun popolo o Paese può sentirsi sicuro, è diventata intollerabile. Ora che abbiamo deciso di affrontarla, so che ognuno di voi farà la sua parte con coraggio.
In un momento come questo le assicurazioni di sostegno che abbiamo ricevuto da tutto l’Impero sono motivo di profondo incoraggiamento per noi.
Possa Dio benedire tutti voi e difendere la giustizia per la quale siamo pronti a combattere contro la forza bruta, la malafede, l’oppressione e la persecuzione.
Sono certo che la giustizia prevarrà!

DISCORSO DI HITLER AL REICHSTAG (1 Settembre 1939)

Per anni abbiamo sofferto la tortura del Diktat di Versailles che è diventato per noi ormai intollerabile. Danzica era ed è una città Tedesca. Il Corridoio di Danzica era ed è in Germania. Entrambi questi territori devono il loro sviluppo culturale esclusivamente al popolo Tedesco. Danzica è stata però separata dalla Germania e il Corridoio annesso alla Polonia. Come avviene in altri territori Tedeschi dell’Est, le minoranze Tedesche che vi vivono sono maltrattate nel modo più angoscioso. Negli anni 1919 e 1920 più di 1,000,000 di persone di sangue Tedesco sono state costrette a lasciare la madre patria.
Ho tentato più volte con mezzi pacifici di proporre la revisione dell’iniquo Trattato ed è una menzogna affermare che volevamo ottenerla con la costrizione. Quindici anni prima che il Partito Nazional Socialista salisse al potere c’è stata l’opportunità di concretizzare questa revisione con accordi ed intese pacifiche.
Non una ma più volte ho assunto personalmente l’iniziativa di formulare proposte per modificare questa intollerabile situazione, ma come sapete sono state tutte rifiutate. Erano proposte di limitazione degli armamenti e se necessario, perfino di disarmo; proposte per limitare la produzione di armi e per eliminare certi metodi di guerra moderna. Voi conoscete le proposte che ho presentato per sostenere la necessità di ristabilire la sovranità della Germania sui territori Tedeschi e sapete anche dei tentativi senza fine che ho intrapreso per trovare una soluzione pacifica al problema dell’Austria e più tardi a quello dei Sudeti, della Boemia e della Moravia. E’ stato tutto vano!
Non è ammissibile chiedere di risolvere pacificamente un problema e allo stesso tempo rifiutare ogni proposta di soluzione avanzata in questo senso. Non è neanche possibile affermare che chi si assume la responsabilità di realizzare questa revisione guardando ai propri interessi, trasgredisce la legge, poiché per noi il Diktat di Versailles non rappresenta affatto la legge. La firma su quel Trattato ci è stata estorta puntandoci una pistola alla testa e con la minaccia della fame per milioni di persone. E ora questo documento con la nostra firma estorta con la forza, viene solennemente proclamato legge!
Ho anche tentato di risolvere il problema di Danzica, del Corridoio etc. etc. proponendo una pacifica discussione tra le parti. Che il problema dovesse essere risolto era chiaro, ma per noi era altrettanto evidente che le potenze occidentali non avevano alcun interesse a risolverlo rapidamente. Per noi questo problema non ha un’importanza secondaria e non la può avere per coloro che ne soffrono.
Nel corso dei miei colloqui con i rappresentanti del Governo Polacco ho discusso le idée che vi ho illustrato durante il mio ultimo discorso al Reichstag. Nessuno potrebbe affermare che questa è una inammissibile procedura o una indebita pressione. Ho semplicemente formulato delle proposte e devo ancora una volta ripetere che non c’è nulla di più leale e ragionevole di quelle proposte. Vorrei dire questo al mondo; soltanto io sono stato in grado di fare quelle proposte, nonostante fossi consapevole che esse avrebbero incontrato l’opposizione di milioni di Tedeschi. Quelle proposte sono comunque state rifiutate! Non solo hanno risposto con la mobilitazione, ma hanno intensificato il terrore e la pressione contro i nostri compatrioti e condotto un lento strangolamento economico, politico e nelle ultime settimane anche militare, della città di Danzica.
La Polonia non era disposta né a risolvere la questione del Corridoio in modo equo, né ad ottemperare ai suoi obblighi nei confronti delle minoranze etniche.
Devo qui affermare inequivocabilmente che i Tedeschi hanno rispettato questi obblighi; le minoranze che vivono in Germania non sono perseguitate. Nessun Francese che vive nel territorio della Saar può sostenere di essere oppresso, torturato o privato dei suoi diritti. Nessuno può affermare una cosa simile!
Per quattro mesi mi sono limitato ad osservare con calma gli sviluppi della situazione sebbene non abbia mai cessato, soprattutto negli ultimi giorni, di dare avvertimenti sui pericoli che si stavano creando. Tre settimane fa ho informato l’Ambasciatore Polacco che qualora la Polonia avesse continuato ad inviare a Danzica note in forma di ultimatum e non avesse posto fine alle inique misure doganali che stavano distruggendo l’economia della città, il Reich non sarebbe rimasto a guardare. Ho cercato di dissipare ogni dubbio sul fatto che la Germania di oggi non ha nulla in comune con quella del passato e che se qualcuno affermasse il contrario ingannerebbe se stesso.
Si è tentato di giustificare la persecuzione nei confronti dei cittadini di etnia Tedesca con il fatto che essi avrebbero commesso atti di provocazione. Io non so in cosa consisterebbero queste provocazioni compiute da donne e bambini, ma una cosa sicuramente so e cioè che nessuna grande Potenza può con onore assistere passivamente a questi eventi.
Ho compiuto l’ultimo sforzo accettando una proposta di mediazione presentata dal Governo Britannico secondo la quale Germania e Polonia si sarebbero dovute incontrare per tornare a discutere.
Ho accettato quella proposta e ho elaborato una serie di punti da porre in discussione che peraltro vi sono noti. Per due giorni interi insieme al mio Governo, abbiamo aspettato di sapere se fosse possibile per il Governo Polacco inviare o meno un plenipotenziario. Ieri sera ci hanno informato, attraverso il loro Ambasciatore, che stavano ancora considerando se e in quale misura erano in grado di accettare la proposta Britannica. Inoltre il Governo Polacco ci ha fatto sapere che avrebbe informato della propria decisione prima la Gran Bretagna.
Se il Governo Tedesco e il suo Capo tollerassero pazientemente tale trattamento, allora la Germania meriterebbe di scomparire dalla scena politica europea. E’ inoltre un grave errore interpretare il mio amore per la pace e la mia pazienza come segno di debolezza o addirittura di codardia. Ieri sera ho quindi deciso di informare il Governo Britannico che date le circostanze, non colgo nessun segno di buona volontà nel comportamento del Governo Polacco tale da dimostrare che esso desideri realmente condurre un serio negoziato.
Questi tentativi di mediazione sono purtroppo falliti perché nel frattempo ci è giunta come risposta l’improvvisa mobilitazione dell’esercito Polacco e la recrudescenza di atrocità commesse nei confronti di cittadini Tedeschi. Ciò si è ripetuto ancora ieri sera. Recentemente vi sono stati ventuno incidenti di frontiera in una notte e ieri sera ne sono avvenuti quattordici di cui tre molto gravi. Ho quindi deciso di usare con i Polacchi la stessa lingua che negli ultimi mesi essi hanno usato con noi. Questo atteggiamento da parte del Reich non cambierà!
Gli altri Stati Europei comprendono solo in parte la nostra posizione. Vorrei qui ringraziare soprattutto l’Italia che ci ha sempre sostenuto, ma voi comprenderete che per portare avanti questa battaglia non possiamo chiedere l’aiuto di un paese straniero. Noi la porteremo a termine autonomamente. Gli Stati neutrali ci hanno assicurato di mantenere la loro neutralità così come noi ci siamo impegnati a rispettarla.
Quando gli uomini di stato occidentali dichiarano che ciò influisce sui loro interessi posso solo rammaricarmi di tale affermazione, ma essa non può farmi recedere neanche per un momento dal compiere il mio dovere. Cosa si vuole di più? Ho solennemente assicurato, e lo ripeto, che non intendiamo chiedere nulla a questi Stati Occidentali nè mai lo chiederemo. Ho dichiarato inoltre che la frontiera tra la Francia e la Germania è definitiva.
Ho ripetutamente offerto la nostra amicizia e se necessario la più completa cooperazione alla Gran Bretagna, ma questa disponibilità non può essere unilaterale; deve trovare un eguale riscontro dall’altra parte. La Germania non ha interessi presenti e futuri di alcun tipo in Occidente e quindi ad Ovest la frontiera del Reich è immutabile. Nel dare questa assicurazione siamo profondamente sinceri e finché altri manterranno la loro neutralità noi la rispetteremo scrupolosamente.
Sono particolarmente felice di potervi parlare di un evento importante. Tutti voi sapete che la Russia e la Germania sono governate da due differenti dottrine politiche. Vi è solo un punto che doveva essere chiarito e lo è stato; e cioè che la Germania non ha alcuna intenzione di esportare il suo credo politico in Russia così come la Russia non ha alcuna intenzione di esportare il proprio in Germania. Non vedo più quindi alcun motivo di conflitto fra noi poiché su questo principio siamo entrambi d’accordo.
Ogni conflitto tra i due popoli si tradurrebbe in un vantaggio per altri e abbiamo perciò deciso di sottoscrivere un patto che esclude per sempre ogni ricorso alla violenza tra noi. Esso ci impone l’obbligo di consultarci preventivamente su alcune questioni Europee, rende possibile la cooperazione economica e soprattutto assicura la pace tra le due Potenze. Qualsiasi tentativo da parte Occidentale per modificare questo patto sarà destinato al fallimento.
Vorrei qui dichiarare che questa decisione politica è di grande importanza per il futuro. Russia e Germania si sono combattute durante la Grande Guerra ma ciò non avverrà una seconda volta. A Mosca questo Patto è stato salutato con entusiasmo esattamente come lo è stato da noi. Sottoscrivo parola per parola il discorso pronunciato da Molotov, Commissario agli Esteri Russo.
Sono determinato a risolvere (1) la questione di Danzica; (2) la questione del Corridoio; e (3) trovare il modo di migliorare le relazioni tra la Germania e la Polonia per assicurare ad entrambe una coesistenza pacifica. Sono fermamente deciso a lottare fino a quando l’attuale Governo Polacco non sarà disposto a perseguire insieme a noi questi obbiettivi o finché un altro Governo Polacco sarà pronto a farlo. Intendo eliminare dalle frontiere Tedesche questa situazione di incertezza e questa atmosfera da guerra civile. Farò in modo che al confine Orientale ci sia la pace esattamente come alle altre nostre frontiere.
Per ottenere ciò prenderò le necessarie misure che non siano in contraddizione con le proposte che ho rese note dal Reichstag al resto del mondo; vale a dire che non condurrò una guerra contro donne e bambini. Ho ordinato quindi alla nostra Aviazione di limitare i propri attacchi ad obbiettivi esclusivamente militari. Qualora il nemico pensi di avere carta bianca nel combattere con altri metodi, riceverà una risposta che lo ammutolirà.
Questa notte per la prima volta, soldati dell’esercito regolare Polacco hanno aperto il fuoco all’interno del nostro territorio. Dalle 5.45 di questa mattina abbiamo risposto al fuoco nemico e d’ora in poi risponderemo alle bombe con le bombe! Chiunque ricorra ai gas tossici subirà lo stesso trattamento! Chiunque eluda le regole di guerra può solo aspettarsi che ci comporteremo allo stesso modo. Continuerò a lottare, non importa contro chi, fino a quando non sarà garantita la sicurezza del Reich e il rispetto dei suoi diritti.
Per sei anni ho lavorato per la ricostruzione delle forze armate di difesa della Germania e sono stati spesi per questo molti miliardi di Marchi. Ora esse sono ad un livello che non trova paragone con quello esistente nel 1914. La mia fede in esse è incrollabile. Se ora chiedo sacrifici al popolo Tedesco e se necessario ogni sacrificio, ho il diritto di farlo poiché anch’io oggi sono pronto a compierli.
Non ho chiesto a nessun Tedesco di fare più di quanto io stesso non sia stato pronto a fare durante questi quattro anni. Per i Tedeschi non ci saranno privazioni alle quali io stesso non mi sottoporrò. La mia vita d’ora in poi apparterrà più che mai al mio popolo. Da oggi sarò il primo soldato del Reich Tedesco. Ho indossato ancora una volta quell’uniforme, la più sacra e cara per me, e non la toglierò finché la vittoria non sarà certa.
Qualunque cosa dovesse accadermi, il mio successore sarà il Camerata Göring e qualunque cosa dovesse accadere a Göring, il successore sarà il Camerata Hess. Avete quindi il dovere di riservare ad essi la stessa lealtà e la stessa cieca obbedienza che assicurate a me. Qualora accadesse qualcosa al Camerata Hess, allora verrà convocato il Senato che sceglierà al suo interno il mio più degno e coraggioso successore.
Come Nazional Socialista e come soldato Tedesco mi accingo a combattere questa battaglia con cuore indomito. La mia vita non è stata altro che una continua lotta per il mio popolo e per la Germania. C’è una sola parola d’ordine per questa lotta: "fede in questo popolo" e una sola parola non ho mai voluto imparare: "la resa"!
A coloro che temono di dover affrontare tempi duri, ricordo che una volta un Re Prussiano, con uno stato ridicolmente piccolo, si oppose ad una forte coalizione e dopo tre guerre alla fine uscì vincitore perché quello Stato possedeva quel cuore indomito di cui noi oggi abbiamo bisogno. Vorrei perciò informare il mondo che un Novembre 1918 non si ripeterà mai più nella storia della Germania. Così come io sono pronto in qualunque momento a rischiare la mia vita, chiedo a tutti i Tedeschi di comportarsi allo stesso modo.
Chiunque pensi di potersi opporre direttamente o indirettamente a questo impegno nazionale, crollerà. Non abbiamo nulla a che fare con i traditori e siamo tutti fedeli ai nostri vecchi principi. Non è importante che noi viviamo, ma è essenziale che il nostro popolo viva, che la Germania viva! Il sacrificio che ci viene chiesto non è più grande di quello compiuto da molte altre generazioni. Se formeremo una comunità strettamente legata da un solenne giuramento, pronti ad affrontare qualunque avversità, risoluti a non arrenderci mai, allora la nostra volontà ci permetterà di superare ogni difficoltà. Vorrei chiudere con una frase che pronunciai quando iniziai la battaglia per il potere: “Se la nostra volontà sarà tanto forte da non essere vinta dalla fatica e dalla sofferenza, allora la potenza della Germania prevarrà.”