giovedì 8 aprile 2010

La campagna in Africa Settentrionale (1943)

Fronte ovest: la battaglia di Passo Kasserine

In Africa settentrionale, sul fronte ovest, la prima battaglia che si svolse tra gli eserciti americano e tedesco fu al Passo Kasserine. Il passo consiste in un varco di tre chilometri di larghezza situato nella catena dell’Atlante, nella zona centro-occidentale della Tunisia.
Le forze che si contrapposero furono, da una parte, l'Afrika Korps (al comando del Feldmaresciallo Erwin Rommel) e la V Panzer Armee (guidata dal generale Hans-Jürgen von Arnim) e, dall’altra, il II Corpo dell'esercito statunitense del maggiore generale Lloyd Fredendall.
Gli americani avevano stabilito una base operativa a Faïd, all’estremità orientale dell’Atlante e, da qui, potevano minacciare le linee di rifornimento di Rommel.
Un’offensiva tedesca fece indietreggiare le linee statunitensi sulle colline permettendo ai nazisti, in questo modo, di controllare tutti i punti di accesso alle pianure costiere. Rommel, insieme ai suoi comandanti, decise di sferrare un attacco verso due basi americane poste aldilà della catena montuosa, in Algeria. Quest’attacco aveva lo scopo di migliorare la situazione dei suoi rifornimenti ed allontanare le truppe statunitensi dai porti tunisini; inoltre, avrebbe potuto accerchiare le truppe alleate che minacciavano la 5° Armata di von Arnim.
L’offensiva scattò alle 4 del 14 febbraio 1943; la 21° Divisione Panzer avanzò verso ovest attaccando e sconfiggendo gli statunitensi presso Sidi Bou Zid; il giorno successivo Rommel conquistò Gafsa. Il 18 i tedeschi, insieme a reggimenti italiani, presero anche Sbeitla. Gli americani, dopo aver perso 2.546 uomini, 103 carri armati, 280 veicoli, 18 cannoni da campo, tre cannoni anticarro e una batteria antiaerea, decisero di stabilire una linea difensiva al Passo di Kasserine.
Il 21 febbraio Rommel mosse all’attacco l'appena formata 10ª Divisione Panzer con l’obiettivo di impossessarsi dei depositi di rifornimenti; nel frattempo la 21ª Divisione si diresse a nord attraverso Sbiba.
Le linee di difesa americane vennero travolte: infatti, i loro carri leggeri “Lee” e “Stuart” non poterono nulla contro i più pesanti ed efficienti Panzer IV tedeschi. La 1° Divisione Corazzata subì gravi perdite. Dopo lo sfondamento i tedeschi si divisero in due gruppi: il primo (il gruppo principale della 10° Divisione) a nord procedette verso Thala mentre il secondo, più a sud, si diresse verso Haidra.
Nonostante la resistenza di piccoli gruppi di soldati americani, il passo di Kasserine ormai era a portata di mano per i tedeschi così come lo era il deposito di rifornimenti di Tébessa. Il passo fu, infatti, conquistato il giorno 20 febbraio da reparti della 10° e della 21° Panzer Division travolgendo le truppe che vi erano state poste a difesa.
Il 21 febbraio la 10ª Divisione era schierata anche appena fuori la cittadina di Thala; se questa fosse caduta, una divisione di fanteria statunitense a nord sarebbe stata tagliata fuori dai rifornimenti mentre una parte della 1ª Divisione Corazzata sarebbe stata accerchiata dalle truppe di Rommel.
La notte tra il 21 e 22 febbraio la linea difensiva di Thala fu, quindi, rinforzata con alcune unità britanniche, francesi e americane; venne schierata anche l’intera artiglieria della 9° divisione di fanteria composta da 48 cannoni. Queste difese ressero quando i tedeschi, il giorno seguente, attaccarono.
Le linee di Rommel ormai erano molto allungate con difficoltà logistiche e, temendo anche un’offensiva degli inglesi da est, egli decise di terminare l’offensiva e di ritirarsi a difesa del caposaldo tunisino. Il 25 febbraio, due giorni dopo un violento attacco aereo americano, il passo di Kasserine fu ripreso dagli statunitensi.
Alla fine gli alleati persero 10.000 uomini contro i soli 2.000 delle forze dell’Asse.
La battaglia di Passo Kasserine dimostrò inequivocabilmente quanto le truppe americane fossero inesperte e mal guidate; infatti, Fredendall venne destituito dal comando e assegnato a un ruolo non operativo per tutto il resto del conflitto. Al suo posto, il 6 marzo, venne nominato Comandante del II Corpo il generale George Patton, con il primario compito di migliorare l’efficienza e il rendimento delle sue truppe.
L’esercito americano apportò anche notevoli cambiamenti riorganizzando le varie unità e dando maggiore autonomia ai comandanti sulle decisioni operative da prendere velocemente in battaglia senza chiedere autorizzazioni all’Alto Comando; venne anche migliorato il supporto dell’artiglieria e quello aereo.

Fronte est:

Dopo la vittoria ad El Alamein gli inglesi inseguirono le truppe dell’Asse in ritirata catturando 230.000 uomini di cui 120.000 italiani. Il 23 gennaio entrarono a Tripoli decretando la fine del dominio italiano in Libia.
Per contrastare le forze britanniche che arrivavano da est Rommel decise di concentrare le sue unità al confine tra Tunisia e Libia; queste si attestarono sulla “linea del Mareth”, un sistema di fortificazioni lungo 35 chilometri (che si snodava tra Djebel Dahar e il mare) costruito dai francesi tra il 1934 e il 1939 a protezione di eventuali offensive italiane dalla Libia.
Dopo aver sconfitto a ovest gli americani al passo di Kasserine, il 6 marzo Rommel, nonostante l’inferiorità in uomini e mezzi, attaccò anche ad est lungo la parte sud della linea del Mareth (operazione “Capri”); le comunicazioni dell’Asse, però, erano regolarmente intercettate dagli inglesi e, grazie ad esse, Montgomery non si fece trovare impreparato causando gravi perdite ai tedeschi.
Rommel, in seguito, si ammalò e tornò in Europa; il suo posto fu preso da Von Arnim.
I britannici, a loro volta, attaccarono il 20 marzo 1943 (operazione “Pugilist”) preceduti da un pesante bombardamento sulle postazioni nemiche. Dopo aspri combattimenti, Von Arnim ritirò i suoi uomini sull’altopiano di Akarit; il ripiegamento venne fatto con ordine e l’Asse non perse uomini e mezzi. Gli inglesi, però, incalzarono e, nei primi giorni di aprile, gli italo-tedeschi si attestarono a Enfidaville, in una posizione dove ripide alture restringono la fascia costiera.

Le ultime fasi

Intanto a ovest gli americani occuparono Gafsa (18 marzo), sconfiggendo la brigata italiana “Centauro”, e poi si congiunsero agli inglesi sulla strada per Gabes (7 aprile); ormai le truppe dell’Asse erano schierate su un fronte di 215 km che andava da Capo Serrat ad Enfidaville ed erano in schiacciante inferiorità numerica.
Dopo alcuni attacchi sferrati dagli anglo-americani nel mese di aprile, l’offensiva finale (operazione “Vulcano”) iniziò i primi giorni di maggio del 1943; il 7 gli inglesi entrarono a Tunisi e gli americani a Biserta. Alcuni reparti italiani lottarono strenuamente fino al giorno 11 in cui si arresero definitivamente.
Il 13 maggio il generale Messe firmò la capitolazione ufficiale; più di 250.000 uomini tra italiani e tedeschi deposero le armi.
La guerra in Africa era finita.

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